Leonardo - La Gioconda by Pietro C. Marani

Leonardo - La Gioconda by Pietro C. Marani

autore:Pietro C. Marani [Marani, Pietro C.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Giunti
pubblicato: 2014-04-03T22:00:00+00:00


SIGNIFICATI, SIMBOLI, FORTUNA

Forse già dalla fine del 1503 Leonardo aveva reso pubblico un primo abbozzo del ritratto della “bellissima” monna Lisa del Giocondo, l’unico ritratto eseguito da Leonardo allora visibile a Firenze essendo quello della tristissima Ginevra de’ Benci. I parametri di giudizio circa la bellezza delle donne cambiano con i tempi e le mode, e i nostri, diversi anche da quelli di Théophile Gautier, non ci consentono di sottoscrivere fino in fondo il parere del Vasari circa la bellezza della Gioconda. Ma si osservi il Ritratto di Maddalena Strozzi, moglie di Agnolo Doni, eseguito da Raffaello verso il 1505, proprio imitando lo schema della Gioconda, che ci consente di capire che quello che doveva emergere a quel tempo, da un ritratto di dama, non era solo la bellezza. La virtù, la moralità, la nobiltà, la castità, il timor di Dio o la religiosità e, più raramente, la cultura e l’amore per le arti (come nel caso del Ritratto di Isabella d’Este, raffigurata con l’attributo di un libro), dovevano essere le qualità da mettere in luce in un ritratto di dama.

Il più antico ritratto di dama eseguito da Leonardo, il citato Ritratto di Ginevra Benci (ora nella National Gallery di Washington) reca infatti, a tergo, il motto «Virtutem forma decorat» (la bellezza adorna la virtù) e, non sbagliando, anche la Gioconda è stata infatti interpretata (Strong 1982) come allusiva della Virtù che trionfa sul Tempo, rovesciando l’ordine di un celebre Trionfo del Petrarca, dove la dama, priva di gioielli, col velo nero in capo, e vestita di abiti scuri color «lionato» è messa in primo piano a troneggiare su uno sfondo di paesaggio dove l’acqua, con la sua forza distruttrice, implica la dimensione temporale e l’erosione delle terre e delle rocce. Se questa è la lettura più corretta del dipinto, così da elevare monna Lisa del Giocondo al rango delle donne aristocratiche e più virtuose della Firenze di primo Cinquecento (il ritratto, dunque, visto come strumento di “escalation” sociale), importanza relativa avranno i vari tentativi di identificare con specifiche realtà morfologiche e geografiche il paesaggio qui raffigurato a destra (tra le proposte più recenti, la valle dell’Arno vicino ad Arezzo, con il ponte di Buriano), che acquista valore puramente rafforzativo della virtù del soggetto principale, anche in accordo con la graduale trasformazione, perseguita in quasi un decennio, del ritratto da individuale a ritratto ideale di donna virtuosa (sarebbe ben strano infatti che, di contro all’idealizzazione del soggetto, Leonardo si fosse attenuto a un “ritratto di paesaggio” puramente illustrativo di un luogo specifico, soprattutto se si tiene conto del fatto che i due paesaggi, a destra e a sinistra della dama, sembrano non correlarsi tra loro, avendo essi un diverso orizzonte e collocandosi su due piani diversi, come due metà separate). Leonardo potrebbe dunque, veramente, aver riutilizzato due schizzi di paesaggio eseguiti in precedenza, l’uno, quello di sinistra, forse ancora relativo a un paesaggio lombardo (della Valtellina, come è stato suggerito), l’altro, a destra, riproducente un paesaggio aretino. E anche il



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